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TONALITÀ – concetti fondamentali, circolo delle quinte, costruzione, tonalità omologhe o enarmoniche, analisi tonale

TONALITÀ - concetti fondamentali, circolo delle quinte, costruzione, tonalità omologhe o enarmoniche, analisi tonaleTONALITÀ - concetti fondamentali, circolo delle quinte, costruzione, tonalità omologhe o enarmoniche, analisi tonale

Iniziamo col dire che ogni nota musicale non è mai da sola nel senso che fa parte di un sistema di relazione con altre note, all’interno del quale svolge una funzione precisa.

Per tonalità quindi s'intende il complesso dei rapporti armonici che legano una serie di note ed accordi alla nota fondamentale: tonica della tonalità (I grado). Le tonalità vengono costruite sulla scala intesa come successione di GRADI DELLA SCALA. Ciò ha generato tutto il sistema di costruzione delle tonalità proprio sulle scale anche se, dire, come a volte fanno alcuni allievi, che “la tonalità è una scala” è improprio.

Una volta stabilita la tonica della tonalità (I grado), i rapporti tra i gradi restano sempre uguali, da qualsiasi nota si parta; se naturalmente costruiamo sempre lo stesso tipo di scala, ad esempio la scala maggiore. Nel sistema musicale moderno, si hanno tonalità maggiori e tonalità minori. In questa lezione non si affronterà la costruzione della scala bensì la successione delle tonalità, il circolo delle quinte, tonalità relative e somiglianti minori, tonalità omologhe o enarmoniche ecc.

Prima di proseguire, per comprendere la costruzione delle principali scale maggiori e minori, si suggerisce di studiare in maniera approfondita la lezione dedicata LA SCALA MUSICALE e di ripetere con attenzione gli GLI INTERVALLI

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Circolo delle quinte

"Noi lo conosciamo già in senso orario, perché dobbiamo conoscerlo in quello antiorario?" Mi piace entrare nel vivo di questa lezione, condividendo questa frase che Mark Levine (pianista jazz e grande didatta americano) riporta in uno dei suoi libri. Si tratta della risposta che i suoi allievi erano soliti dargli nel momento in cui gli veniva chiesto di imparare la successione del circolo delle quinte all'incontrario.

Tradizionalmente ai ragazzi si spiega che le tonalità con i diesis procedono per quinte giuste ascendenti e partono dal DO, mentre le tonalità con i bemolli procedono per quarte giuste ascendenti e partono dalla nota FA. Questa spiegazione non si può definire errata tuttavia genera il dubbio sull'esistenza di due tipi di tonalità: con i diesis e con i bemolli. Il circolo delle quinte sintetizza in maniera estremamente corretta questa "metodologia" in un unico schema molto semplice che vedremo più avanti.

Il circolo delle quinte non è altro che un vero è proprio cerchio sul quale vengono rappresentate, con ordine, tutte le tonalità maggiori e minori, in maniera completa e sintetica anche se non di immediata comprensione, almeno non per tutti. Si chiama “delle quinte” poiché le sequenza delle tonalità, sia maggiori che minori, procede per intervalli di quinta giusta. Quindi partendo dal DO (prima tonalità in cima allo schema) avremo la seguente successione per le scale maggiori:

DO  SOL  RE  LA  MI  SI  FA#  DO#

La scala minore dal canto suo viene costruita a partire dal VI grado della scala maggiore, quindi se consideriamo la scala di DO maggiore, la sua relativa minore partirà dalla nota LA. Anche in questo caso le scale minori si susseguono per quinte giuste:

LA  MI  SI  FA#  DO#  SOL#  RE#  LA#

Le scale minori posso essere relative minori cioè quando l'impianto tonale (le alterazioni in chiave) sono le stesse della scala maggiore di riferimento, oppure somiglianti minori quando partono dallo stesso suono (ad es. DO maggiore e DO minore) ma hanno un impianto tonale differente; DO maggiore non ha alterazioni in chiave mentre DO minore (relativa minore di MIb maggiore) ne ha tre.

Come si può vedere nello schema, la prima tonalità è DO (con la freccia sopra) mentre l'ultima tonalità è FA maggiore e anche tra FA e DO c'è una quinta giusta; il circolo delle quinte infatti, può essere pensato e studiato sia in senso orario che in senso antiorario. Si può affermare che si tratta di un ciclo perfetto di quinte giuste. Stessa cosa dicasi per le scale minori.

Tornando per un attimo alla domanda che gli alunni ponevano al Prof. Mark Levine, c'è da dire che nella musica jazz la cadenze principali procedono in senso antiorario ad esempio

II - V - I (Cm7 - F7 - Bbmaj7)

Oppure una progressione più lunga del tipo II - V (Dm7 - G7) in cui si suona tutto o quasi il circolo delle quinte (gli accordi sono di diversa natura) come un vero e proprio esercizio di improvvisazione in cui si passa attraverso tutte le tonalità, ad esempio

Gli esempi e gli esercizi sull'applicazione e lo studio pratico del circolo delle quinte in ambito jazzistico potrebbe continuare ancora a lungo. Mi fermo qui poiché dedicherò una lezione specifica a tale argomento.

Costruzione

Come si può vedere dallo schema la costruzione delle tonalità ovvero il progressivo incremento delle alterazioni è abbastanza semplice ed intuitivo. Partendo dalla prima tonalità DO maggiore (nessuna alterazione in chiave) viene aggiunta man mano una alterazione che corrisponde alla sensibile. Per tanto si avrà SOL maggiore con un diesis in chiave, RE maggiore con due diesis in chiave e così via. E' interessante notare che così come per le tonalità, anche per le alterazioni vale il discorso delle quinte, infatti le alterazioni che si aggiungono man mano che si procede sono di quinta in quinta (quinta giusta).

Tonalità omologhe o enarmoniche

Si tratta di quelle tonalità che hanno gli stessi suoni (altezza sonora) ma nomi diversi. Nello specifico, le tre tonalità (maggiori e minori) con 7,  6 e 5 diesis sono rispettivamente omologhe delle tonalità con 5, 6 e 7 bemolli. Lo schema è il seguente:

DO# maggiore omologa di REb maggiore

LA# minore omologa di SIb minore

FA# maggiore omologa di SOLb maggiore

RE# minore omologa di MIb minore

SI maggiore omologa di DOb maggiore

SOL# minore omologa di LAb minore

Analisi tonale

L’analisi tonale è un procedimento tutto sommato semplice che ci consente di stabilire la tonalità di un brano, quindi anche il modo (maggiore o minore). Consiste in due passaggi fondamentali. Il primo passaggio è di andare a vedere vicino alla chiave qual è l'impianto tonale del brano ovvero quali sono le alterazioni in chiave. A questo punto ci troviamo davanti a due possibilità:

tonalità maggiore o relativa minore?

Innanzi tutto una attenta occhiata al fraseggio, frammenti di scale e cadenze utilizzate ci aiuterà a capire. Poi un ascolto del brano (magari suonandolo) ci chiarirà senza alcun dubbio se si tratta di un brano in tonalità maggiore o minore. Infine, ma si può utilizzare anche come metodo principale, bisogna andare a curiosare tra le ultime battute del brano. Molto spesso, praticamente sempre nella musica classica, nelle ultime battute viene fatta sentire più volte la sensibile (VII grado). Quindi, se ad esempio nelle battute finali di un brano che ha due bemolli in chiave, troviamo la nota FA# (sensibile) è evidente che il brano è in SOL minore; relativa minore di SIb maggiore.

All'uopo invito a guardare questo minuetto di J. S. Bach in cui si può notare proprio quanto ho appena scritto sopra.

Proprio Bach usava concludere in maggiore (ultimo accordo maggiore) brani che erano chiaramente in tonalità minore. Ovviamente quest'ultimo accordo non condiziona l'analisi tonale del brano ma piuttosto rappresenta un particolare colore armonico.

Conclusioni

Una perfetta e solida conoscenza delle tonalità ed un attento studio delle scale è fondamentale sia per la tecnica strumentale che per la conoscenza teorica della base dell'armonia: intervalli, tonalità, accordi, successioni, cadenze ecc. E' uno studio imprescindibile per qualsiasi musicista.

Il miglior testo per lo studio delle scale quindi delle tonalità, sia dal punto di vista teorico che pratico è, secondo il mio modesto parere: Le Scale di Renzo Silvestri. Si tratta di un testo pianistico dove le tonalità vengono proposte secondo l'ordine del circolo delle quinte. L'opera è divisa in due parti: il primo volume affronta le scale per moto retto, contrario, terze, seste. Nel secondo vengono trattate le scale per moto retto e contrario in doppie terze e doppie seste; questo secondo testo è prettamente rivolto ai pianisti.

C'era una volta un pianista che odiava fare le scale... si chiamava Bill Evans!

Ti è piaciuta la lezione? L'hai trovata interessante? Mi piacerebbe conoscere la tua opinione in merito a questa lezione. Per favore, lascia un commento. Il tuo feedback è importante e dà senso al mio impegno.

 

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